Falsi ricordi Made in Italy: i diavoli della bassa modenese

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I diavoli della Bassa modenese, o pedofili della Bassa modenese, è una espressione giornalistica riferita a una presunta setta che, tra il 1997 e il 1998 nei due paesi nella Bassa modenese, avrebbe organizzato riti satanici nei quali sarebbero stati molestati e assassinati bambini. Dalla denuncia di una delle presunte vittime, seguì una vasta indagine e l’allontanamento definitivo di sedici bambini dalle proprie famiglie; la verità processuale stabilì che non ci furono riti satanici né tanto meno che vennero commessi omicidi e venne inoltre ipotizzato che le tecniche di interrogatorio dei bambini avessero portato a far credere a questi falsi ricordi.

 

Avrai sicuramente sentito parlare della sindrome dei falsi ricordi. Secondo gli esperti, sarebbe possibile in alcune circostanze spingere – inconsapevolmente o meno – le persone  a fabbricare ricordi di eventi mai avvenuti. Una teoria che prende vita negli anni 80 in America, poi conosciuta in tutto il mondo per una serie di esperimenti condotti da Elizabeth Loftus, massima esperta mondiale in materia.

La storia che voglio raccontarti oggi, tuttavia, non ha niente a che vedere con gli states. Gli eventi riportati nascono, si sviluppano e si spengono in Italia tra il 1998 e il 2018. Vent’anni che segnarono per i protagonisti delle vicende narrate un profondo mutamento.

sarebbe possibile che, per cause contestuali, dei bambini abbiano potuto creare ricordi di eventi mai accaduti come abusi e sacrifici animali e umani in favore di satana?

Vent’anni fa, in provincia di Modena, sedici bambini furono allontanati per sempre dalle loro famiglie, accusate di far parte di una setta di satanisti pedofili. Ma questa storia, proprio come le vecchie audiocassette, ha due lati. In quale dei due si nasconde la verità?”

Veleno

La seguente citazione è presa da Veleno, il podcast di Pablo Trincia e Alessia Rafanelli, disponibile su Rai.it. Nel caso volessi farti un’idea dettagliata dei fatti, ti consiglio caldamente di ascoltarlo. Io ne sono rimasto rapito. Qui mi limiterò a riassumere sommariamente gli eventi.

Più di vent’anni fa accadde qualcosa di incredibile, e alquanto difficile da digerire per l’epoca: sedici bambini, di fatto, accusarono i loro genitori di pedofilia e stupro. Non solo: secondo i piccoli, le vicende si sarebbero consumate in un cimitero alla luce di fiaccole o nella più completa oscurità. Le testimonianze delle presunte vittime vennero raccolte da psicologi e magistrati durante veri e propri interrogatori, per più ore consecutive, e poi utilizzate come prove contro i loro stessi famigliari.

I risultati, sul breve periodo, furono immediati: i minori vennero allontanati dalla loro quotidianità, i genitori accusati e processati.

Anni dopo però la maggior parte delle accuse venne archiviata, più della metà degli imputati completamente assolti. Alcuni delle presunte vittime, inoltre, ritireranno pubblicamente le accuse. Nonostante la vicenda sia alquanto controversa e inspiegabile, sarebbe possibile che quei macabri eventi non siano mai avvenuti, e che si tratti di un grande – enorme -falso ricordo collettivo?

La vicenda, come ho detto, ebbe luogo nell’ormai lontano 1998. Un fatto curioso, perché pochi anni prima Elizabet Loftus pubblicò la sua ricerca sulla sindrome dei falsi ricordi.

La psicologa, massima esperta mondiale in merito, supporta fortemente con numerose ricerche l’ipotesi che ricordi di eventi mai avvenuti possano essere impiantati nella mente di persone, senza che esse ne abbiano coscienza. Nel suo più famoso esperimento, fortemente contestato da alcuni colleghi per i bruschi metodi, la Loftus riuscì a convincere i partecipanti di aver vissuto un’esperienza mai avvenuta. Esaminiamolo attentamente:

Nell’esperimento i partecipanti vennero posti dinanzi ad un racconto falso della loro infanzia. Venne raccontato loro dagli sperimentatori che all’età di sei anni si sarebbero persi in un centro commerciale, per poi essere ricondotti alle famiglie da un anziano sconosciuto

I famigliari e gli amici, complici dello sperimentatore, testimoniarono a favore del falso ricordo. Il 25% dei partecipanti, alla fine dell’esperimento, venne persuaso del fatto. Molti di essi, convinti di aver veramente vissuto quella situazione mai avvenuta, descrissero in modo preciso l’accaduto con tanto di dettagli. Quale significato è possibile attribuire a risultati simili?

La mente umana è altamente influenzabile, sia da fonti scritte che orali. L’ambiente, come sempre, svolge un ruolo fondamentale. Sarebbe però possibile credere ad interi eventi mai avvenuti però solo in casi specifici. Occorrerebbe quindi un evento traumatico accaduto nel passato, e persone che supportino in modo attivo il ricordo.

Nel caso dell’esperimento citato, l’evento traumatico sarebbe l’essersi persi da piccoli in un supermercato. Evento poi supportato da una robusta schiera di amici e famigliari, che secondo il cervello dell’essere umano, solo perché nostri consanguinei, sarebbero persone degne di fiducia. Sarebbe possibile generalizzare questi risultati al caso dei diavoli della bassa modenese?

La risposta potrebbe essere positiva. Facendo un parallelismo, sarebbe possibile identificare l’evento traumatico nei presunti stupri. A supportare questa versione dei fatti, però, non ci sarebbero i famigliari delle vittime come nell’esperimento della Loftus, bensì secondo il podcast Veleno sopra citato e le psicologhe che presero parte alle indagini.

Un’affermazione dura, che lascia molti dubbi. Sarebbe impossibile sapere con esattezza cosa accadde in quel paesino, tra il 1990 e il 2000. Una cosa, però, è certa: il nostro cervello, tende a processare un numero infinito di informazioni ogni secondo, e ad essere influenzato dall’ambiente in modo attivo. E forse, quella del falso ricordo potrebbe rappresentare molto più di una semplice ipotesi…

Se vuoi approfondire gli aspetti legati alla sindrome dei falsi ricordi, il mio consiglio è quello di leggere “La sindrome dei falsi ricordi. Cosa sono i falsi ricordi, come individuarli e ridurne il rischio” di D’ambrosio e Supino.