Psicosi Windigo:

cannibalismo e psicologia

Ascolta l’episodio cliccando qui sotto!

Pare chiaro che, mangiando il fegato del bufalo, diventerai più resistente. Nutrendoti delle cervella estratte da una volpe morente, acquisirai un’intelligenza fuori dalla norma. Questo vale anche per il cuore del lupo o del leone per il coraggio e i polmoni della gazzella per la velocità.

Ricorda però: gli organi vanno consumati esclusivamente crudi, senza condimenti di alcun genere. Meglio se ancora caldi e sanguinanti. Non ne basta un pezzo, dovrai ingurgitare tutto.

 

 

 

Se invece mangerai carne umana… beh… ti trasformerai. Certo, potresti acquisire una forza e un’intelligenza straordinarie ma perderai ciò che hai di più caro al mondo: te stesso. Diventerai qualcosa di diverso, più somigliante ad un mostro.

Il desiderio di fame aumenterà sempre di più col passare del tempo, fino a diventare un’ossessione. Un bisogno primario di carne umana, che ti costringerà ad una vita da eremita.

Dalle tue mani spunteranno artigli, dalla bocca denti taglienti. Nonostante la forza crescente, il tuo corpo si ridurrà ad uno scheletro ricoperto da una folta pelliccia.

Uno scheletro sempre affamato di carne umana, spirito del freddo e del gelo. Un Windigo…

Ciò che indaghiamo oggi ha a che fare col profondo… a metà tra la psicologia clinica e la psichiatria.

In pochi conoscono il termine etnopsichiatria. Si tratta di una branca della psichiatria che studia le relazioni esistenti tra culture e patologia mentale. In alcune società, infatti, le sindromi psichiatriche vengono spiegate con interventi divini e soprannaturali.

Per esempio, i guaritori Yoruba in Nigeria sono soliti curare alcune patologie che noi definiremmo come psichiatriche con rituali magici, ricorrendo a mezzi speciali come l’acqua. L’esorcismo stesso è una pratica legata al substrato culturale, che attribuisce la malattia mentale ad una causa esterna spesso definita demoniaca. Una volta scacciato il demone, allora la persona sarà in grado di rimettersi.

L’esempio più sconvolgente però, ispiratore di leggende, libri e film, è sicuramente quello del Windingo. Un fenomeno che affonda le proprie radici nei popoli tribali, al quale vengono attribuiti alcuni casi reali di morti e sparizioni misteriose in circostanze inspiegabili. Come avrai potuto intuire dall’introduzione, alcuni riterrebbero che la persona posseduta da tale spirito demoniaco brami carne umana, attribuendo episodi conclamati di cannibalismo che giurano di aver visto con i loro stessi occhio.

Un membro della tribù che inizia ad uccidere per mangiare carne umana. Esistono prove legate a tale fenomeno soprannaturale, oppure si tratta di malattia mentale? Riuscirà la psicologia a fornire una spiegazione chiara di tale fenomeno, così come è avvenuto con il caso delle tavole ouija e del suicidio di Elisa Lam? Siamo qui per scoprirlo…

“Windigo” è un termine nebuloso, che affonda le proprie radici negli antenati ancestrali che hanno dato vita alla leggenda, poi tramandata nel tempo dai nativi americani algonchini.

Secondo le tradizioni che tramandano le popolazioni aborigene americane, è solitamente un uomo – cacciatore a trasformarsi. La mutazione può avvenire per tre motivi: in primo luogo se il soggetto si nutre di carne umana per lunghi periodi. In secondo luogo, è possibile che lo spirito del Windigo possieda durante il sonno le sue vittime.

In ultimo ma di certo non meno importante, è possibile trasformarsi a causa di una maledizione lanciata da uno sciamano, o più in generale da chi pratica sciamanismo.

Il windigo è solitamente immortale, ed essendo stato cacciatore anche da umano, ha ereditato l’amore per la predazione con forza e velocità disumane.

Un predatore solutario, immortale, uno spirito maligno del gelo in grado di catturare con successo e divorare schiere di umani.

Ritornando all’etnopsichiatria, tale stato viene indicato come psicosi Windigo, ovvero un’alterazione dell’esame di realtà che induce la persona a credere di essere posseduta. I sintomi sarebbero apatia, insonnia, e appunto voglia di consumare carne di altri esseri umani.

Le prove a supporto di tale ipotesi, tuttavia, scarseggiano, nonostante vi sia un fondo di verità.

Esiste un unico episodio documentato di studiosi che si sono imbattuti in membri delle tribù accusati di essere dei Windigo. Ciò che leggiamo dai diari e dalle memorie degli esploratori, però, differisce fortemente dai racconti dei web.

A parlarne è, nel 1933, John Sandow in “Mental Disorders among the James Bay Cree”, capitolo del libro Primitive Man consultabile gratuitamente online, a scopo personale, su JSTORE.org . Egli descrive F., una donna indigena che viene definita come ammalata della malattia del windigo.

Nella realtà dei fatti osservata, il Windigo sarebbe un emarginato dalla società per scelta, che presenta sintomi vari tra i quali apatia, ritiro sociale e allucinazioni ma – rullo di tamburi – la voglia di mangiare carne umana non viene riportata.

La paziente F. è una madre che non ha alcuna voglia di vedere altre persone se non la famiglia, poiché potrebbe scambiarle per creature ostili e ucciderle. Forse, appunto, un chiaro esempio allucinazioni.

Benché il cannibalismo in alcune zone del mondo non sia raro, a causa della scarsità di risorse, si tratta appunto di un atto di sopravvivenza che non porta ad alcuna bramosia.

La verità è noiosa, priva di qualunque nota poetica. Si, perché i sintomi riportati dagli esploratori potrebbero essere i classici di una psicopatologia come la schizofrenia o la depressione. Una depressione clinica, e certamente letale se non curata in tempo, che porta l’individuo all’inesorabile declino e alla morte per mal nutrizione o per suicidio. La spiegazione più accreditata al fenomeno del WIndigo è quindi la malattia mentale che tuttavia non prevede il consumo di carne umana.

Delusi, vero? Io no. Perché, ancora una volta, da simili leggende traspare l’importanza centrale della salute mentale, dimostrata dal fatto che l’inspiegabile quasi sempre può essere attentamente analizzato e spiegato.

Gli aspetti psicologici sono sempre  molto più difficili da affrontare rispetto agli aspetti fisici. Il risultato? Miti e leggende. La bramosia dell’essere umano non è la fame di carne umana, bensì la voglia di trovare risposte di qualunque tipo, basta che possano spiegare il visibile agli occhi.