Come riportare in vita le persone con la tecnologia
Il nonno è morto. Se n’è andato da poco, tra atroci sofferenze. È stata una cosa… fuori programma. Un fulmine a ciel sereno. Per carità, sapevo che stesse male ma… nessuno immaginava così tanto. Vivo molto lontano dai miei parenti, così non ho fatto in tempo a vederlo per l’ultima volta di persona.
Avremmo dovuto salutarci a Natale, ma se n’è andato qualche mese prima. Ricordo che, alla fine dell’ultima telefonata che gli feci, gli dissi appunto che ci saremmo rivisti il 25 dicembre per il pranzo. E lui mi risposte, abbattuto, che probabilmente non ci sarebbe stato.
Ma quelle sono cose che le persone anziane dicono spesso, io davvero non avrei mai potuto immaginare. Sono andato al funerale a dargli un ultimo saluto con tutta la famiglia, ad abbracciare la nonna che triste versava lacrime amare sulla tomba.
Ora però, grazie a questa nuova tecnologia, sarà diverso. Riuscirò a portare un po’ di tranquillità anche alla mia cara nonnina. Questa grande invenzione imita le voci dei morti, e grazie ad un sofisticato algoritmo è in grado di formulare frasi e discorsi sensati.
Come dici? Effetti negativi? Può essere… ma non mi interessa. Da quel che vedo, i pro superano ampiamente i contro…
Oggi si parla, come l’episodio scorso, di storia recentissima.
Pochi mesi fa niente meno che Amazon lancia la notizia: Alexa, la voce “tendente all’umanao” che tutti noi abbiano imparato a conoscere, potrà imitare la voce di chi non c’è più. Quello di poter parlare e comunicare con i propri defunti è un’idea che frulla nella mente dell’uomo da secoli. Il legame con i nostri cari scomparsi non si esaurisce di certo con la vita. Il mondo che ci circonda con profumi, colori e stimoli sensoriali di ogni tipo può farci rivivere un ricordo.
Basta davvero poco… l’odore di torta appena sfornata al mattino ed è subito colazione con i cugini dai nonni, quando la massima preoccupazione della giornata consisteva nello scegliere cosa mangiare per pranzo.
Però certo… rivivere vecchi ricordi è una cosa, avere la possibilità di intrattenere un discorso, o per i più temerari vedere un caro defunto è un’altra. Quali potrebbero essere i lati positivi, e quali quelli negativi?
Come al solito, il mondo si divide in due: chi pensa all’invenzione come un’epica svolta che possa migliorare le nostre vite, e portare un po’ di felicità a vedovi e vedove, e chi invece vede tale sviluppo come un aborto tecnologico. Una gesto che non si sarebbe nemmeno mai dovuto pensare, perché di fatto una voce legata a processi computerizzati può fare più male che bene, dato che non si tratta di una reale resurrezione.
La nostra storia però non parte da Alexa. Nossignore…l’assistente vocale di Amazon sarà il punto di arrivo. Il nostro entusiasmante viaggio alla scoperta di questo fatto di cronaca a metà tra il macabro e l’inspiegabile ha inizio in Corea del Sud.
L’8 Aprile 2020 venne pubblicato sul canale YouTube della rivista di informazione The Korean Times un video, estratto dal documentario conosciuto come “meeting you” o “I meet You”.
Il progetto, prodotto dalla Munhwa Broadcasting corporation, consisteva nel ricreare tramite la realtà virtuale Nayeon, una bambina defunta di sette anni, e di dare la possibilità alla madre Jang di poter interagire con lei.
Un esperimento che lascia senza fiato, e che vede una madre versare lacrime di gioia dinanzi ad una finzione. Una vera e propria resurrezione digitale, che tuttavia lascia alcune perplessità. Ecco il video, che come puoi vedere non ha nulla da invidiare ai migliori videogames, ma niente di più.
La Munhwa Broadcasting Corporation non si ferma qui, e l’anno seguente pubblica un altro documentario. Questa volta il protagonista è un marito che grazie alla realtà virtuale si riunisce alla moglie defunta.
I due video, che potete trovare su Instagram cercando Giallo psicologico, sono commoventi. Le persone che prendono parte agli esperimenti, nonostante siano ampiamente consapevoli delle dinamiche, non riescono a trattenere le loro emozioni. Quasi come se nonostante la piena consapevolezza, in cuor loro sperassero di avere dinanzi agli occhi il loro vero famigliare.
Veniamo ora ad Alexa: è recente l’annuncio del tema di sviluppo di Amazon riguardante l’assistente vocale. A breve Alexa potrà imitare le voci dei defunti.
Basterebbe poco più di un minuto di ascolto per ottenere un’imitazione impossibile da riconoscere come falsa. In breve, qualunque essere umano, ascoltandone il timbro, avrebbe la convinzione di poter parlare con il defunto.
E, attenzione… Alexa simula il parlato, il discorso, ed è in grado – seppur in modo ancora molto limitato – di imparare. I progetti di VR coreana, al contrario, rappresentavano delle simulazioni con azioni vocali e fisiche predeterminate.
Con Alexa, quindi, la persona avrebbe l’illusione di potersi davvero esprimere con i propri cari scomparsi.
Certamente gli effetti a breve termine potrebbero essere più che positivi. Immagina di poter riascoltare una persona cara scomparsa, di poter parlare con lei o addirittura – se parliamo di realtà virtuale – di avere la possibilità di vederla.
Quali potrebbero essere, però, gli effetti a lungo termine? Alcuni addetti ai lavori temono che tali tecnologie possano rappresentare un pericolo per la salute mentale degli utenti.
Torniamo a Jang, la madre che grazie alla realtà virtuale riabbraccia la figlia. Innanzitutto, potrebbero innescarsi problematiche dovute alla dipendenza. E, credimi, non reputo difficile maturare una dipendenza da un aggeggio che mi permette di ricongiungermi con un defunto amato.
In secondo luogo, avere a disposizione nella vita di tutti i giorni tali possibilità potrebbe rendere difficile, se non impossibile, l’accettazione della perita e l’elaborazione del lutto.
Ma, per carità, si tratta solo di supposizioni che troveranno la loro risposta solo dopo un’applicazione pratica e costante. Le principali problematiche sollevate potrebbero rivelarsi infondate, o possedere lati positivi impossibili da immaginare a priori.
Benché il poter parlare con i propri defunti assomiglia più ad un episodio di Black Mirror anziché alla realtà, abbiamo il dovere di ricordarci che Per sua natura, l’essere umano è limitato e pigro, e tende alla conservazione piuttosto che al progresso.
Non lasciare che i tuoi bias cognitivi influenzino i tuoi processi di ragionamento, non lasciare che i pregiudizi offuschino la tua vista. Senza dati a supporto, un’opinione rimane pur sempre un’opinione che sia positiva o negativa.
Così, benché due player del mercato tecnologico lavorino su vere e proprie risurrezioni digitali, di fatto si tratta – ad oggi – ancora di una mera illusione. In un futuro non troppo lontano, probabilmente, sarà persino possibile interagire con forme di vita digitali del tutto simili ad esseri umani. E quando tutto questo accadrà, noi saremo di nuovo qui a porci le medesime domande…