Tutorial tavole Ouija
Forse l’autore aveva ragione… basta guardarsi in giro. Ce ne sono di tutti i tipi: da tavolo, da giardino, da campo, da salotto… analogici, elettronici… Giochi di qua, giochi di la. Quando ero giovane io era differente… ci accontentavamo di poco. Bastava un gesso e un piano di cemento.
Poi certo, servivano le persone. Cosa che, al giorno d’oggi non è scontata. Puoi benissimo giocare da solo davanti a quelle diavolerie animate. Fingi ci sia un antagonista che fa di tutto per rivaleggiare.
La verità è che sei unicamente in compagnia di te stesso, e quell’affare che vedi non è reale. Un contenitore vuoto che simula il comportamento di un altro umano. Però… pazienza. Il mondo è andato avanti, e i giochi di oggi non saranno mai quelli di domani… le persone cambiano.
Ora che ci penso però, alcune diavolerie non passano mai di moda. Mia nonna aveva ereditato una strana tavola in legno con tanto di alfabeto e numero disegnati. Ora che ci penso, aveva anche un “si” e un “no” dipinti rispettivamente a sinistra e a destra nella parte alta.
Lei la chiamava la tavoletta degli spiriti, con la quale, diceva, potevamo comunicare con la nostra defunta madre.
Diventavamo matti, io e i miei cugini. Sempre indaffarati a fare domande…. Si, quella tavoletta rispondeva.
Bastava rispettare alcune regole precise.
Non che la tavoletta parlasse, anzi…. Ad ogni interrogativo posto, un piccolo puntatore sul quale tenevamo le dita, anch’esso di legno, si spostava.
Da solo, come se una forza sconosciuta si fosse impossessata delle nostre mani. Le risposte erano molto schiette. Si passava dal Si/no a nomi e parole emblematiche.
Io chiedevo, la mamma rispondeva. Poi sono diventato grande, e ho smesso di credere alle favole. Pensavo fosse tutto falso, frutto dell’immaginazione di un bambino. Ora che sono morto, però… beh… è l’unico modo che ho per parlare con la mia discendenza. E devo dire che funziona parecchio bene.
Ciao, Io sono Amedeo Draghi, e questo è giallo psicologico.
Riscopri la psicologia, da un punto di vista differente, attraverso fatti curiosi, ed episodi di cronaca nera che ne hanno fatto la storia. L’episodio di oggi, più che curioso, potrebbe dirsi spaventoso.
Come e perché funzionano le tavole Ouija? In pochissimi in italia sono a conoscenza del fatto che una nuova tecnologia sia stata utilizzata per studiarne l’efficacia e il funzionamento. Se pensi che mi riferisca all’effetto ideomotorio beh… ti sbagli di grosso.
Alcuni scienziati hanno infatti osato andare più a fondo con fare… scientifico…
Le tavolette Ouija vivono nell’immaginario collettivo come uno strumento legato al mondo dell’occulto.
Ad un occhio inesperto potrebbe apparire come una innoqua tavola di legno con lettere dell’alfabeto, numeri da 0 a 9, un si e un no disegnati rispettivamente in alto a sinistra e a destra, e per le più costose anche un “arrivederci” dipinto al centro, all’estremità più bassa.
Tutto l’occorrente che permette ai demoni di rispondere alle nostre domande, spostando la Planchette, ovvero il puntatore che funge da medium tra… noi e loro.
Come si gioca?
I partecipanti evocano l’entità con cui desiderano comunicare e poi poggiano, in modo leggero, l’indice della mano destra sull’indicatore. In seguito lo strumento inizia a muoversi prima lentamente e poi con maggiore decisione e celerità, segnalando le lettere o i numeri che compongono la risposta.
Per essere precisi, non è necessario possedere una planchette per giocare. È infatti possibile sostituire il puntatore con qualunque oggetto che scivoli con facilità sulla tavola, come bicchieri o monete.
Esistono numerosi fatti di cronaca nera attribuiti all’utilizzo delle tavole. Uno dei più struggenti riguarda la storia di una giovane ragazza: Jennifer Springman. Si dice che Jennifer, all’età di 14 anni, abbia evocato tramite la ouija uno spirito con un’amica. Quest’ultima, nel bel mezzo della seduta, avrebbe chiesto a che età sarebbe morta Jennifer, e in quali circostanze.
La risposta della tavola fu agghiacciante: jennifer sarebbe morta all’età di 18 anni, uccisa da un killer. Le due interruppero subito la seduta, e col tempo se ne dimenticarono. Fino a quando, a poche settimane dal suo diciottesimo, la ragazza venne trovata morta in un vicolo, brutalmente strangolata.
Oltre a fatti simili, il cinema ha reso la Ouija una vera e propria star. Sono stati infatti prodotti più di 40 film, dal 1920 ad oggi, che hanno sfruttato la fama delle tavole per conquistare il pubblico.
Quanto c’è di vero nel fenomeno delle ouija? Quali sono i meccanismi psicologici teorizzati? E qui arriviamo alla classica spiegazione, che è possibile reperire ovunque, ovvero l’effetto ideomotorio.
In breve, i movimenti della planchette sarebbero generati inconsapevolmente dai partecipanti. Per i più scettici sembrerà logico, beh… devi sapere che per chi ha provato questa esperienza, non lo è per niente.
Aggiungiamo quindi un pezzo più scientifico all’effetto ideomotorio: il Sens of Agency.
Potremmo descrivere il sense of agency come quella percezione che ci fa riconoscere una spinta interna come causata da qualcosa al di fuori da noi, per esempio uno spirito.
La sensazione è reale: chi gioca con le ouija percepisce sulla sua pelle una spinta direzionale, e in molti giurano di percepire inoltre tocchi sulla testa o sulle spalle, spiegati come un tentativo di contatto più intimo da parte dello spirito.
Come si fa, però, a fornire una prova valida del fenomeno? Ai molti sembra impossibile, perché bisognerebbe essere nella testa di chi partecipa. O nella testa, o negli occhi.
L’esperimento di Andersen e colleghi del 2018 ha messo in luce alcuni aspetti decisamente rilevanti, fornendo alcune risposte tramite una delle tecnologie più promettenti degli ultimi 30 anni in ambito scientifico psicologico: l’eye tracking.
L’eye Tracking è una tecnologia che permette di capire dove e quando la persona stia guardando.
Grazie ad essa, gli sperimentatori sono stati in grado di arrivare ad una grande verità: lo sguardo delle persone si posa sulla lettera o sul numero che compongono le risposte molto prima di quando si sposti effettivamente il puntatore.
Come se, in cuor suo, il partecipante avesse già in mente la risposta. Ecco la prova del Sense of agency: certo, la sensazione di essere spinti da forze a noi esterne è reale, ma si tratta di un’illusione della nostra mente.
La teoria di Andersen spiegherebbe anche perché se il gioco viene svolto da bendati, le risposte indicate con lettere e numeri apparirebbero insensate. Proprio perché appunto mancherebbe il lato visivo.
Quindi, ahimè, mi spiace deludere i fan ma le tavolette ouija non sono in grado di comunicare con gli spiriti e tantomeno di dare risposte. E la psicologia, ancora una volta, si mostra come una scienza in grado di offrire spiegazioni consistenti.
Lasciatemi inoltre aggiungere un paio di chicche sul fenomeno della tavola degli spiriti: essa venne brevettata nel 1890, poi messa in produzione nel 1901. Dal 1991, però, il marchio venne acquistato da Hassenfeld Brothers, la terza casa editrice di giocattoli al mondo, meglio conosciuta come Hasbro. Come interpretare tale informazione? Abbiamo due possibilità: potremmo affermare che si tratti solo di un gioco innocente, o al più di un pezzo da collezione. Oppure, potremmo credere ad un complotto mondiale dove le aziende, soggiogate dal diavolo, fanno tutto ciò che è in loro potere per facilitare l’ascesa del loro signore.
Chissà perché io credo di più alla prima… ma appunto, ognuno è libero di credere a ciò che vuole…
Giallo psicologico cresce a vista d’occhio, e per ringraziarti voglio portarti più informazioni sul progetto, sulle fonti che utilizzo per scrivere le puntate, e più in generale sui casi che tratto.
Da oggi mi trovi su Instagram ma anche su YouTube, dove pubblicherò video legati alla crescita del progetto. A presto!