Casi reali di Vampirismo clinico

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Esistono molte tipologie di sete, con i loro pro e i loro contro. Ve ne sono alcune definite fisiologiche, altre sessuali, altre ancora ricreative. Indipendentemente dalla loro origine, esse hanno un punto in comune: possono essere placate unicamente dall’oggetto del desiderio.

C’è chi, dopo un’estenuante corsa brama un bicchiere d’acqua. Chi invece durante una serata necessita di un forte drink, perché la sete non è solo un bisogno fisiologico. C’è anche la volontà di stordirsi, di divertirsi attenuando sensi e percezione.

Ma, fino a qui tutto bene. Non c’è niente di male nel dissetarsi con acqua, drink, birra o bevande energetiche. Potremmo dire che la maggior parte dei bisogno soddisfacibili con fluidi è legittima. Ve n’è una che tende però ad infrangere le leggi degli esseri umani: la sete di sangue.

Una bramosia esorcizzata nel corso della storia da racconti fantastici. Si, perché pensare che i mostri esistano solo nella fantasia aiuta ad andare avanti e vivere tranquilli. Purtroppo, non è così: i vampiri, in un certo senso, esistono.

E, purtroppo, non mi riferisco a Dracula, ma a mostri ben peggiori. Che, al contrario del vampiro più famoso del mondo, per passare inosservati non si tramutano in pipistrelli, ma in apparenti esseri umani. Sono molto più difficili da identificare, e ancor più da condannare.

Ad inchiodarli, sempre, è la loro voglia di sangue che in un modo o nell’altro li spinge ad osare sempre di più. Fino a quando quella gola di troppo, che forse avrebbero potuto risparmiarsi, sopravvive e provvede a mostrare all’umanità la loro vera natura.

Una condizione certamente non piacevole, spesso confusa o catalogata come altre patologie mentali come schizofrenia, ma che si avvicina di più ad una parafilia.

Potremmo descrivere le parafilie come interessi sessuali indirizzati a parti del corpo differenti dalle zone erogene, o ad oggetti esterni al corpo. Un esempio banale è il feticismo diretto ai piedi, oppure l’eccitarsi mediante lo sfregamento o la vista di abiti o accessori indossabili dall’altro sesso.

Nei casi di vampirismo clinico, la persona si eccita… bevendo sangue o osservandone lo scorrere. Pensi sia follia? Eppure le prove ci sono…e molte anche.

Il 1964 non fu semplicemente l’anno nel quale Kitty Genovese venne assassinata senza che nessuno di quei 38 testimoni, che avevano ascoltato le sue grida dai condomini circostanti intervennero. Nel 1964 due scienziati pubblicarono un articolo scientifico dal titolo raccapricciante che per forza di cose devo citare.

Mi riferisco a Vampirism: A Review With New Observations di Vandemberg e Kelly. Attenzione: non mi riferisco ad un libro divulgativo o al manuale di esoterismo di turno. Si tratta di una vera e propria pubblicazione scientifica nella quale gli autori prendono in considerazione casi reali di vampirismo.

Vampiri spietati che avrebbero bevuto il sangue delle loro vittime dopo averle uccise, provandone appunto estremo piacere. I casi documentati sono molteplici. Il primo che citerò è italianissimo, ed è stato ampiamente trattato da numerosi podcast italiani.

Si tratta del Vampiro di Bergamo, uno dei primi serial killer italiani studiati con rigore scientifico: il suo nome fu Vincenzo Verzeni. Da sue dichiarazioni, Verzeni appariva come un vampiro clinico, e non come il classico mostro descritto da Bram Stoker.

Un uomo di basso profilo, apparentemente innocuo, nato in provincia di Brescia a metà del 1800. L’infanzia del Verzeni è dura a causa della povertà che dilaga nei territori contadini e delle condizioni famigliari. Il padre consuma regolarmente alcolici ed esibisce comportamenti violenti sui figli.

Un’aggressività che lascia il segno sulla carne e nella mente del piccolo Vincenzo, che nel 1867 aggredisce la sua prima vittima: la cugina Marianna. Poi è il turno di Barbara Bravi e Margherita Esposito.

Vincenzo prova piacere nel mordere il collo delle donne, succhiandone il sangue che ne esce, e lo fa nell’ombra, con estrema cautela, come i veri vampiri delle fiabe orrorifiche del folklore europeo. Le prime due, infatti, non riescono ad identificare il loro aggressore.

Margherita esposito, tuttavia, non solo riesce a liberarsi dalla sua stretta ma lo colpisce al volto allontanandolo. A causa della colluttazione, le forze dell’ordine riescono ad identificalo ma inspiegabilmente non risultano agli atti provvedimenti penali nei confronti di Vincenzo.

E questo è un primo capitolo della vita del Verzeni, nel quale si limita ad esibire comportamenti vampiristici senza portare a termine alcun omicidio. La spiegazione psicologica è presto fornita: il piacere sessuale viene raggiunto con successo con morsi nei pressi della gola e vista o degustazione del sangue.

Perché appunto è la sete di piacere a muovere Vincenzo, non cattiveria o altro. La sete di sangue che, come ogni dipendenza che si rispetti, all’inizio è sufficiente in piccole quantità. Avanzando, però, il morso non basta più.

Nella seconda fase avvengono numerosi omicidi. La prima malcapitata si chiama Giovanna Motta, una quattordicenne il quale corpo viene trovato alcuni giorni dopo la sua scomparsa. E qui i segni di instabilità del Verzeni appaiono agghiaccianti: mordere non è più sufficiente a provocare il lui quel piacere tanto agognato.

La vittima, secondo le cronache del tempo, presenta parti del corpo asportate, morsi numerosi sugli arti inferiori e segni di perforazione metallica probabilmente dovuti ad uno spillo. A questo ne seguono altri, numerosi, fino all’arresto.

Ha così inizio l’ultima fase della vita del Verzeni che farà ancora parlare di sé anche in carcere. Vincenzo viene infatti ricordato con due epiteti inquietanti. Oltre al Vampiro di Bergamo, sul web viene additato anche come l’uomo che morì due volte.

Secondo le cronache del tempo, egli sarebbe morto suicida nel 1874 nel carcere di Milano dove avrebbe dovuto scontare l’ergastolo. L’atto di morte, tuttavia, certifica che Vincenzo sarebbe in realtà morto nel suo paese d’origine il 31 dicembre 1918 per cause naturali.

 

La spiegazione fornita da atti più recenti ricostruisce così la vicenda: ad un tentativo di omicidio non riuscito, il Verzeni venne trasferito in un carcere e l’ergastolo venne tramutati in 30 anni di prigione, che una volta scontati permisero al Vampiro di Bergamo di tornare nel suo paese natale e trascorrere gli ultimi attimi della sua esistenza da uomo libero.

Per meglio comprendere le voglie del Serial Killer Vincenzo Verzeni, reputo indispensabile leggervi un estratto della sua confessione durante il processo.

«Io ho veramente ucciso quelle donne e ho tentato di strangolare quelle altre, perché provavo in quell’atto un immenso piacere. Le graffiature che si trovarono sulle cosce non erano prodotte colle unghie ma con i denti, perché io, dopo strozzata la morsi e ne succhiai il sangue che era colato, con cui godei moltissimo.»

 

Quella di Vincenzo è una patologia mentale che anni dopo verrà catalogata come sindrome di Renfield, in questo caso con connotati sessuali. Una sete di sangue malsana che non lascia scampo, e costringe chi ne soffre ad uccidere.

La sindrome di Renfield sarebbe molto rara, tenderebbe a colpire maggiormente gli uomini, e sarebbe divisibile in quattro fasi.

La prima riguarderebbe l’infanzia, nella quale la persona per cause fortuite scoprirebbe l’eccitazione legata alla vista del sangue. La seconda fase, nominata Autovampirismo, è legata ad una scoperta ancora più sconcertante: l’individuo scoprirebbe che la vista del suo stesso sangue provocherebbe piacere. Le ultime due fasi riguardano la Zoophagia, ed infine il meglio conosciuto Vampirismo Clinico.

Benché appunto secondo Hervey nella pubblicazione Vampiristic behaviors in a patient with traumatic brain injury induced disinhibition siano stati riscontrati circa 100 casi totali in tutta la storia della Psichiatria e della Psicologia legati al Vampirismo Clinico, è lecito ricordare che tali patologie esistono e non si tratta unicamente di leggende.

Come sempre, la realtà supera ampiamente la fantasia. Dopo la licantropia clinica, anche il vampirismo clinico fa capolino dall’ombra. Nel bene e nel male, l’essere umano è il fenomeno scientifico più complesso e sorprendente di sempre.

Avevo detto che avrei trattato più casi di Vampirismo Clinico, e lo farò. Attenzione però: la seconda puntata, legata ad un fatto di cronaca nera internazionale legato ad un Vampiro serial Killer uscirà in esclusiva per i patreon, e non verrà mai resa pubblica.